Bloomberg tuona: “Meno sale nei ristoranti e fast food”

Continua la crociata del sindaco di New York, Bloomberg, volta a migliorare lo stile di vita dei suoi cittadini a partire dalla riduzione degli eccessi nella dieta.

Dopo la campagna contro il grasso adesso e’ la volta del sale, seconda tappa di un percorso coordinato che punta a favorire la prevenzione di obesita’, diabete e ipertensione per ridurre l’ incidenza dei disturbi cardiovascolari – tra le principale cause di morte e di ospedalizzazione e vera e propria piaga per i sistemi sanitari di tutta l’ area Occidentale del mondo.

In una citta’ dai ritmi frenetici e altamente stressanti, preparare e gustare il cibo in casa diventa un vero e proprio lusso che non tutti hanno il tempo di concedersi, per cui frequentemente si consumano pasti furtivi in ristoranti, fast food e catene etniche, indiane o messicane: proprio quest’ ultime, che propongono cibi spesso ad alto contenuto di sodio, sono state prese di mira dal sindaco e dalla sua amministrazione.

Thomas Farley, commissario alla Salute della metropoli Usa, ricorda che “l’80% del sale nella dieta degli americani arriva da cibi pronti o pasti serviti al ristorante”.

L’obiettivo della campagna è di ridurre la quantità di sale, che provoca ipertensione, del 25% in cinque anni: naturale che Bloomberg si aspetti un sostegno da parte sia dei ristoratori che dell’ industria agroalimentare, a cui vengono promesse in cambio buona pubblicita’ e agevolazioni.

I produttori hanno reagito in modo diverso: c’ e’ chi ha promesso un impegno in tal senso e chi invece ritiene infattibile la cosa, perche’ “e’ impensabile mettere in produzione alimenti a basso contenuto di sodio ad hoc per la sola citta’ di New York”.

Vedremo che piega prendera’ la campagna e se vi saranno risvolti legislativi: nella precedente battaglia contro i grassi, infatti, Bloomberg emanò una legge ad hoc per ‘forzare la mano’ ai ristoranti.

Certo e’ che fa riflettere questo ruolo assunto da Istituzioni nell’ indirizzare, quando non stabilire, quelle che sarebbero scelte private di liberi cittadini.

Non si tratta di una campagna di sensibilizzazione, e’ qualcosa di molto di piu’…

Voi che ne pensate?

Simone Di Gregorio

5 risposte a “Bloomberg tuona: “Meno sale nei ristoranti e fast food”

  1. Penso che onestamente non basta intervenire sui produttori….bisogna anche sensibilizzare il consumatore. Una vera risposta sarebbero corsi di educazione alimentare nelle scuole.

  2. L’ obiettivo di Bloomberg e’ molto ambizioso e il suo successo e’ senza dubbio svincolabile da un progetto di educazione alimentare rivolto ai cittadini e soprattutto alle nuove generazioni…e’ da li’ che deve partire il cambiamento.

  3. D’accordo con troubledsleeper … ma la tentazione di gola è difficile da combattere (detto da un bolognese che ha lottato in famiglia, per emanciparsi dalla grassa cucina emiliana).
    Certo è il circolo vizioso : non solo occorrerebbe l’educazione alimentare a scuola, ma diciamo che proprio i ritmi frenetici del lavoro (che magari è pure fisicamente pesante) necessitano di calorie e altre sostanze da bruciare velocemente, nel pasto di mezza giornata.
    Problema complesso e che interlaccia l’alimentazione (e la salute) all’economia, in entrambi i sensi.
    Secondo me, l’amministrazione di una grande città DEVE prendere iniziative a tutela dei propri cittadini. I quali hanno il sacrosanto diritto di protestare e rigettare le decisioni del Comune, se non gli garba il provvedimento.

    @ Simon : sei a conoscenza di qualche iniziativa popolare CONTRO il provvedimento di Bloomberg ?

  4. Avevo letto della campagna contro il sale a New York e l’ho trovata molto originale e molto americana, nello stile e nel contenuto. Non so a che risultati possa portare, ma sicuramente punta il dito a favore di una alimentazione migliore e più sana.

    L.T.

  5. @ Bufalo
    Serve sicuramente una campagna coordinata, che combini provvedimenti decisi con un programma di educazione sociale e che – come sottolinei tu – parta da una comprensione di quello che e’ lo stile di vita di oggi.
    Al momento non ti so rispondere ma…indaghero’!

    @ Luca
    Gia’, molto americana!
    E lo dico con un’ accezione positiva.

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